In un periodo della mia vita mi ero fissata di dipingere soggetti con nature morte e iniziai da quella del Caravaggio. Le nature morte le ho sempre trovate tristi, ma volevo imparare a fare quadri con soggetti più commerciali dei miei così moderni. Pur avendo fatto studi artistici, nel disegno dal vero sono negata. Mi venne così l’idea di prendere lezioni private da un decoratore, così il sabato mattina percorrevo 50 chilometri per andare e 50 per tornare a casa. Ogni volta che arrivavo mi sforzavo per concludere pezzi di frutta e foglie, ma il dipinto avanzava di pochissimo, mi veniva l’ansia da prestazione e tanto nervoso. Sentivo i soggetti lontani da me e non riuscivo ad entrare nell’azione. Mosso da pietà, l’insegnante mi disse che non poteva vedermi così amareggiata e delusa ad ogni lezione. Arrivavo con il sorriso e davanti a quella tela cambiavo umore. Dopo qualche lezione, mi propose di aiutarlo a dipingere un enorme murales moderno in un locale. Mi tornò il sorriso e la motivazione. Ricordo che mi divertii tantissimo e lui fu molto soddisfatto del nostro risultato, guadagnai anche bene recuperando tutto quello che avevo speso per le lezioni e la benzina.
Quello che ho imparato me lo ha insegnato il mio sforzo e il pensiero di Caravaggio.P er lui dipingere significava “accettare la vita così com’è, con tutte le sue sue imperfezioni”
Se l’ha detto lui, uomo dal carattere permaloso, litigioso e violento!
Ho finalmente cancellato la vecchia tela, il Caravaggio incompiuto.
Troppe volte pensiamo di essere incapaci, non all’altezza, inconcludenti, ma forse stiamo solo portando le nostre energie in qualcosa non adatto a noi. Vediamo l’obiettivo a livello razionale, ma se il cuore non lo segue, il risultato ottenuto non è quello che speravamo.
Il tempo investito, in questi casi, non ci restituisce ma ci toglie.
Allora bisogna avere il coraggio di cancellare e riscrivere. I vecchi segni rimangono sotto strati di nuova pittura, ma quelli nuovi sono più decisi, perché creati con più esperienza. La tela è ancora la stessa, sono cambiate tante cose rispetto a 23 anni fa. Continuo a cancellare e rifare quadri, l’unica cosa che non è cambiata è che non so disegnare, ma per come rappresento la realtà, non è importante. Dobbiamo accettare la nostra natura e se impariamo riconoscerla, possiamo metterci dentro tanto colore!
Ora, quando mi chiedono davanti ad un quadro astratto: “cosa rappresenta, ma cosa devo vederci?”, penso che lì dentro c’è il mio mondo ed è inutile spiegarlo a chi non può vederlo.
E tu, segui il percorso della tua natura?
La risposta non la pensi, “la senti”.