Quante volte ci siamo chiesti quale può essere il modo per togliersi da dentro la rabbia, cercando una soluzione, più soluzioni, senza trovare nessuna risposta?
La rabbia.
Ci rende ciechi per poi farci vedere meglio.
Ci rende sordi per farci imparare ad ascoltare.
Ci rende muti per insegnarci a parlare.
Parole ascoltate, parole pensate, parole non dette. Solo parole.
Non possono starsene tutte dentro di noi, fanno caos.
Le parole si ammassano, si impigliano, si incastrano in tutti gli angoli di noi per trasformarsi in grovigli di fili che ci intrappolano.
La rabbia può fare uscire lacrime.
Possono scendere lentamente o così velocemente da non darci il tempo di capire cosa sta succedendo. Arrivano quando meno te lo aspetti, mentre sei in un posto qualunque e stai facendo una gesto qualsiasi, solo perché qualcosa ti ha riportato un ricordo.
La rabbia può bloccare lacrime.
Quel ricordo può ancora può farti male, sei ancora vulnerabile. La tua presunzione ti aveva fatto credere che niente più ti avrebbe ferito. La tua lacrima ti ha detto che non è così, ma è con questa piccola goccia che puoi spegnere il fuoco che ancora ti brucia dentro.
Prima o poi tutti i fuochi si spengono.
Questo fuoco è una forza, è energia allo stato puro,
non bisogna sprecarla ma trasformarla, prima che lasci solo cenere.
Trasformarla
Correre, scrivere, creare, parlare, viaggiare, andare, fare e poi fare…
Imparare ad usarla come combustibile per alimentare quel che ci viene dal profondo e che senza di essa non avrebbe abbastanza forza per uscire.
Fare scelte che non avevano abbastanza energia per essere fatte.
Fare cose che mai avremmo fatto prima.
La rabbia è anche positiva, se noi siamo pronti a viverla così.
Se sei pronto, è solo questione di tempo.
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Il monaco buddista Thich Nhat Hanh fa un esempio molto carino per spiegare la rabbia
“E’ come quando cucini le patate: le metti in pentola con l’acqua, copri e fai cuocere. Ma anche se la fiamma è molto alta se spegni dopo soli cinque minuti le patate non saranno cotte. La tua rabbia è proprio così: ha bisogno del giusto tempo di cottura. All’inizio è cruda e non si può mangiare. E’ difficile farsi piacere la rabbia; solo se sai prenderti cura di essa, se sai cucinarla, puoi trasformarla in energia positiva: comprensione, consapevolezza, compassione».
SPERANZA
«Quando piove diciamo che il sole non c’è, però se voliamo in aereo sopra le nuvole ci accorgiamo che il sole è ancora lì. Anche in tempi di frustrazione, abbi speranza: tu sei molto più della tua rabbia, sei molto più della tua sofferenza. La tua capacità di comunicare, di provare compassione, di amare, sono ancora lì».
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La fotografia è stata scattata da me. Il quadro arrabbiato è del mio amico Emanuele Garletti!